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Lifestyle lean: ma cosa significa?

By 12 Febbraio 2018Dicembre 4th, 2019Articoli

Lifestyle lean per aziende pronte alle sfide del cambiamento

Mi ha sempre sorpreso come a più riprese, nel corso dei miei anni di lavoro ed esperienze professionali, mia madre, ormai 80-enne, mi abbia riproposto a più riprese una di quelle domande che penso tutti i professionisti, almeno una volta nella loro vita, si saranno sentiti fare : “Davide, io non ho ancora capito che lavoro fai”.

Partendo da questo, vi racconto come, durante la cena di famiglia alla scorsa Vigilia di Natale, ho provato a spiegarle cosa vuol significhi avere un approccio Lean nella vita delle aziende che seguo, per poter esser pronti alle sfide dei cambiamenti continui che i nostri tempi richiedono e richiederanno sempre più nel corso dei prossimi anni.

Comunque sia, l’argomento l’ha particolarmente appassionata tanto da iniziare a leggere un po’ di cose e facendo ricerche su Google.

Nell’occasione, avevo preso spunto da una pubblicazione su una rivista alimentare che mi era capitata per caso tra le mani in qualche sala d’aspetto, che parlava di “Lifestyle Lean” e che mi aveva particolarmente incuriosito. Si parlava di “rivalutazione positiva” del termine “magro”, “lean”, senza sbagliare, senza confonderlo con la magrezza causata dalla scarsa nutrizione o con le diete “da fame”.

Così, ho preso spunto dall’articolo per far un semplice parallelismo e provare a fornire una spiegazione in merito al lavoro che ogni giorno svolgo nelle aziende con il Team WTCO: creare benessere aziendale.

Lean, tradotto dall’inglese vuol dire magro, snello, “senza grassi di troppo”; significa essere atletici, scattanti e veloci e soprattutto flessibili. Essere asciutti è un obiettivo che si può raggiungere prestando attenzione all’alimentazione, facendo la giusta quantità di esercizio fisico e integrando con una buona dose (o perlomeno ci si prova) di pace e tranquillità mentale.

La vera sfida è stata riportare tali concetti al contesto lavorativo, mio e dei miei colleghi. Ho provato ad ipotizzare un parallelismo tra l’azienda e il corpo umano, vivo, fatto di organi, muscoli, sangue, per raccontare come sia possibile per le aziende essere snelle, senza sottoporsi a diete (di risorse) e neppure a tagli (di personale) drastici.

Per raggiungere qualsiasi obiettivo, è di fondamentale importanza essere convinti, e la convinzione parte dalla testa: non c’è pratica manageriale, cultura aziendale che possa cambiare se chi è nella stanza dei bottoni non ne è convinto. Solo se la testa è certa che essere snelli porterà dei benefici al corpo, il corpo inizierà a muoversi in tal senso.

Lo sanno bene quelli che snelli non lo sono mai stati, ma per i quali la maturità gioca i propri scherzi. Così, le aziende nate “lean”, che hanno vinto grazie ad un’idea imprenditoriale, che hanno saputo navigare in mari più o meno tempestosi, nel tempo, raggiunta la maturità, si sono rese conto che nella crescita avevano aggiunto sovra-struttura, peso, orpelli e che il “metabolismo” non era più quello di una volta, che bisognava fare qualcosa per continuare a garantire reattività al mercato che aveva decretato la loro fortuna, vivere il quotidiano come se fosse una sfida continua, anche se il mercato non sempre sembra esigerlo.

L’approccio Lean ha però bisogno dell’apporto di tutti, prende forza dalla capacità di essere squadra, è un lavoro di limatura, di ricerca del Kaizen, della perfezione, come insegna Toyota, grande esempio di Lean, dove il rispetto dell’individuo è a trecentosessanta gradi e include colleghi, clienti, fornitori. Un lavoro che premia la squadra: “la forza di una catena è riconducibile ad ogni singolo suo anello”, dichiarava Kiichiro Toyoda, figlio del fondatore.

Infine la “presenza in campo”: i numeri rimangono tali se formulati da chi non conosce la loro origine, i piani di marketing si trasformano in aria fritta se chi li redige non si è “sporcato le mani”, lo sviluppo rimane sulla carta se il management non scende in campo, affiancando la produzione, guadagnandosi così il rispetto delle decisione che prende anche quando queste sono pesanti da digerire.

La genialità, la creatività non sono ad appannaggio di pochi eletti e vincente sarà sempre l’azienda che sarà in grado di coglierle laddove ci sono, aprendosi il più possibile a tutti gli stimoli che può avere e gestendoli con maturità e metodicità – Open Innovation.

“Così, mamma, aiutiamo le azienda ad esser più lean e quindi più sane”.

[a cura di Ing. Davide Guariento, partner WTCO Leandiscovery]

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